Ma l'avete vista la copertina?
Ecco, rappresenta in sintesi tutti gli aspetti che si colgono leggendo le 296 pagine del libro.
Questo libro-diario è scritto utilizzando la chiave dell'ironia e, se guardate la foto di copertina, noterete che il tipo che vi fissa allampanato e irriverente (forse l'autore stesso), vi sta sfottendo con una linguaccia. Avete notato la frammentazione a puzzle della foto? Bene, non è altro che la ricostruzione temporale di un periodo vissuto sopra le righe, alla continua ricerca di un equilibrio difficile da trovare per chi non si vuole adeguare a ipocrisie e convenzioni. E poi l'immagine scontornata e virata in sanguigna: non è altro che la malinconia che affiora ad ogni capitolo, questo nonostante le risate che la scrittura strappa in continuazione. C'è un'altro aspetto di questo libro-diario inscindibile da tutto il resto: la grafica, intesa come impaginazione ed elaborazione delle font. Un disastro. Brutta, illeggibile, sbagliata, una vera schifezza. Ma purtroppo necessaria. Come è necessario lo sporco e il trucido che dà vita, anima e spessore a tutte quelle storie disperate che scelgono di raccontare la vita di chi fugge la propria solitudine e disperazione facendosi forza sull'unico sentimento “puro” che conoscono: l'amicizia.
E allora W il Vecchio e W l'Artista. W Bacomentale e Pietro Giuseppe Mavrulis.
E allora W il Vecchio e W l'Artista. W Bacomentale e Pietro Giuseppe Mavrulis.
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