Diversi sono i miei lavori. Alcuni conclusi, altri ancora in corso d'opera, altri in procinto di vedere la luce, altri, ancora, piccoli embrioni, tracce di vita, semplici concetti che attendono, pazienti, di trovare un seguito, un'identità più strutturata. Molti di essi rimarranno però quel che sono: idee fugaci, semplici meteore apparse in un batter d'occhi ed altrettanto inavvertitamente svanite nel nero di un infinito big bang di pensieri.

dell altro


Come il dolore e la felicità anche la solitudine è di tutti ma il viverla è una questione del singolo. In questa si elabora, sviluppa ed esaurisce la riflessione su ciò che è ALTRO dal quotidiano divenire, dal mondano esistere, dal crescente consumarsi di forme di socialità promiscua, sempre nuove e spigolose per la caratterialità più intima di ognuno di noi, che impongono un continuo ridefinirsi del nostro ego e dei suoi confini con l'altrui libertà di espressione.

DELL'ALTRO è solo quello che dell'uno nasconde
















Recensione di Enzo Mombrini


Parliamo dell'altro, di "Amleto", che se tu vorrai sarà quel che a se stesso ha negato di essere. Di quell' "Ego" che ci portiamo addosso, che prometteva bene e che poi il vizio di vivere ha rovinato. Di "Alias", del tuo io e del tuo te, che come sempre resta in mezzo al fluire. Dell' "Amante", dell'ardimento, della coscienza e del bello del tradire. Di "Joker", un morto che parla e della sua vendetta. Del padre e del figlio e di quel che sarà. Di Silvio, che prima o poi troverà (speriamo presto) il rubinetto chiuso a chiave. Del "Demagogo" che, bugiardo, fa sua la sofferenza di molti. Dello "Sfigato": bastardo, testardo, bugiardo, che nega d'esser vittima di sé stesso. Dell' "Amore": che sniffi, che lecchi, che tocchi, che chiedi per non essere depresso. Di "Shindler", che tra vergogna, ingenuità e innocenza, arriva alla demenza. E molto, molto di più.
Stiamo parlando di 166 pagine, tra poesie e aforismi, che raccontano il nostro mondo attraverso le pieghe e le interlinee del vivere. Pagine che ci mostrano il gioco delle parole, come può farlo solo un funambolo che corre ad occhi chiusi sul filo del pensiero, o un Pifferaio Magico che con acume, lucidità, amore e tanta malinconia, dipana un'infinità di versi in cui è impossibile non perdersi e poi ritrovarsi, riconoscersi: guardarsi allo specchio.
Di questo racconta questo libro di Pietro Giuseppe Mavrulis e di molto altro ancora. Un libro che rispecchia prima di tutto la preziosa onestà intellettuale del Bacomentale


Recensione di Vanni Spagnoli


Poesia civile, questa di Pietro, ché non teme di confrontarsi con la realtà e le ingiustizie “farei di tutti agnelli/con denti di leoni”, d’altra parte “siamo tutti fiamme/dello stesso fuoco/che brucia il futuro”. E tuttavia “Poesia” e dunque coraggio di guardarsi dentro “e nell’attesa del prossimo attimo/sogno/per carpire un respiro/un tenue sospiro di disincanto”. Alla fine, non può essere il silenzio la risposta, pur nel suo fascino antico “silenzio/la sera s’è immersa”, perché è la parola a farci ritrovare il senso del nostro essere nel mondo “parole/tante volte tradite/date e restituite/a riempire il vuoto dell’uomo”, ed è alla parola ritrovata, perché ricercata, che Pietro Giuseppe Mavrulis affida, con forza ed autentica ispirazione, la sua voce.



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