Diversi sono i miei lavori. Alcuni conclusi, altri ancora in corso d'opera, altri in procinto di vedere la luce, altri, ancora, piccoli embrioni, tracce di vita, semplici concetti che attendono, pazienti, di trovare un seguito, un'identità più strutturata. Molti di essi rimarranno però quel che sono: idee fugaci, semplici meteore apparse in un batter d'occhi ed altrettanto inavvertitamente svanite nel nero di un infinito big bang di pensieri.

sabato 19 giugno 2010

CAMOLA CON VISTA #003


16 Agosto 2002 – ore 8:42

Vai … vai allegro.
Oggi pescherai illusioni fino all’ultimo verme e quando inizierai a sentire il peso del fallimento sarà giunta l’ora di tornare a casa, a mangiare arrosto e patate al forno.
Purtroppo … niente pesce.
E tua moglie sarà felice, doppiamente felice.
Felice di rivederti a mani vuote e non dover star lì a desquamare il tuo pescato, a pulirlo dalle viscere e, strofinandosi il naso col polso, nausearsi del fetore di pesce morto di cui tanto ti saresti volentieri vantato.
Felice di ritrovarti solo a sera dopo una giornata passata in libera uscita con l’amante nell’armadio, il giardiniere o l’idraulico, sentendo più leggeri i suoi cinquanta di una femminilità ritrovata nel tradimento, così rischioso e accattivante. Adulterio della rinascita, dissetante vitalità, eccitante esplosione di ormoni, sedati da anni nel grigiore della routine di ozi in cui l’hai accomodata.
Ti guarderà rincasare mesto e simulerà compassionevole tutto il suo affetto e la sua comprensione. “Povero Gino … non hai pescato nulla? Vedrai andrà meglio domenica prossima!”
Sebbene il tuo fetore di muffa, morte e acqua stantia aumenterà il suo disprezzo, te ne sarà grata, immensamente grata, perché le darai motivo di vederti più vecchio di lei, becero e legnoso. Ti osserverà pietosamente con un tenue sorriso; come si guarda un secco bastone avvizzito che non regge nemmeno due minuti di coito, restando in silenzio sommesso e penzolante tra le gambe, mentre defechi sul water i residui della tua mascolinità in una broda sciolta di un beige scialbo, tra sforzi anali e spasmi ai reni, rimproverandoti di aver preso freddo al laghetto, distratto dalla tua infinita battaglia con una camola gigante.
Così godrà della sua vendetta. Per tante sere lasciata sola, lungo gli anni più giovani del vostro convivere, per andare al bar a giocare a carambola o anche solo a ubriacarti di cordiali, urlando orgogliosa soddisfazione ad ogni punto incassato a scopa, con altri tre sfigati della tua risma.
Vai … vai allegro. Vai a pescare!
Tu sei il pesce dei tuoi bigatti. Ma loro non ti meritano e per fortuna non lo sanno, anche se in fondo è il loro destino; per questo esistono.
Nascono, vivono e muoiono per regalare ad un demente l’illusione di essere un grand’uomo. La loro inconsapevolezza lì mantiene immacolati, innocenti, privi di peccato. Loro d'altronde che colpe hanno?
Sono candidi fuori e dentro. Niente viscere putride e sanguinolente. Non puzzano di feci acide, di sporchi e gretti compromessi con le proprie debolezze, i propri intestini, la cervicale, quei maledetti reumatismi.
Le mie piccole creature sono i candidi martiri dei vezzi dell’uomo.
-Vai … vai allegro Gino … mi sa che questo è il tuo giorno fortunato! Poi mi racconti … Va bene?
-Grazie ancora per lo sconto … a buon rendere!
-Vai … vai allegro … e salutami tua moglie!
-Sarà fatto!

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